Le vocazioni in oratorio

a)Collaborazione

La vita dell’oratorio è possibile solo dove si crea e nasce un clima di serena collaborazione tra le persone, le associazioni, i gruppi coinvolti.
Non sempre la collaborazione è facile. Sembra, a volte, un obiettivo perfino lontano, stentatamente raggiungibile. Eppure, è necessario fino al punto di chiederlo come dono nella preghiera e di pagarlo con le energie del dialogo, della correzione fraterna e dell’umiltà.
La collaborazione mostra il suo volto autentico, quando nasce dalla giusta corresponsabilità e mira alla giusta corresponsabilità.
Così è per la presenza degli adulti nella vita dell’oratorio: anche se ciascuno ha una propria funzione, tutti hanno una responsabilità. Pur seguendo direttamente un settore o un aspetto della vita oratoriana, ci sarà anche l’attenzione al tutto, all’insieme; ci sarà la cura del “progetto educativo” come delle strutture, dei presenti come degli assenti.
Se la collaborazione, frequentemente, è la strada attraverso la quale anche gli adulti si inseriscono nella vita dell’oratorio, tuttavia la corresponsabilità resta il modo comune e usuale di camminare.
Può essere utile dotare gli oratori - almeno quelli più consistenti - di una struttura di corresponsabilità, o nella forma di “Commissione” vera e propria legata al Consiglio pastorale parrocchiale, o nella for­ma di piccola équipe, tuttavia dotata di stabilità e in contatto con le Commissioni giovanili zonale e diocesana.
Bisogna restituire alle svariate presenze in oratorio il valore autentico di vocazione al servizio. Anche il più semplice lavoro può essere risposta a una chiamata di Dio e si inserisce in quel misterioso dinamismo di dialogo tra il Creatore e la sua creatura, tra il Padre e il figlio: può essere espressione di Chiesa.

 

b)Le persone

- Il Prete nella vita dell’oratorio è chiamato ad animare, formare, coordinare, sostenere. Lo potrà fare con la freschezza dei suoi anni giovanili o nel disagio dell’età anziana; collaborando attivamente, se le energie glielo permettono, o seguendo con la preghie­ra e il consiglio saggio, quando la malattia o l’età impongono dei limiti.
Egli tiene acceso il vivo fuoco dello Spirito, attraverso il dialogo e la “Direzione spirituale”, per la formazione dei singoli e curando parallelamente il senso dell’accoglienza, della collaborazione, della propositività.
- I catechisti e gli animatori avvertono sempre più l’esigenza di integrare le loro attività. Non basta più coordinare gli orari della catechesi con quelli delle pratiche liturgiche, di gioco, di servizio o di altro.
C’è l’esigenza, nei ragazzi e nei giovani, che questi momenti non siano disgiunti o addirittura in contrapposizione. Sarà utile lavorare insieme nella programmazione dei “momenti forti” nella vita di ora­torio: Grest, Inizio di anno, Natale, Mese della pace, Quaresima, Pasqua, ecc.
Le “Scuole zonali”, sorte in questi anni, sono un valido aiuto alla formazione di chi già lavora e di chi si apre con disponibilità a questi servizi.
- L’Azione Cattolica si offre in oratorio, tra le altre, ma in modo peculiare, come una formidabile vocazione all’apostolato dei laici. La devono qualificare sensibilità e maturità di scelta apostolica, fedeltà e disponibilità alla vita di tutta la comunità.
Nella pluralità di proposte, occorre permettere e incrementare lo specifico itinerario formativo dell’Azione Cattolica, lasciando autentici spazi educativi, così da suscitare una sempre più limpida coscienza della scelta specifica di questa Associazione nell’alveo del Piano pastorale diocesano e parrocchiale.
L’Azione Cattolica propone ai ragazzi l’A.C.R. come esperienza di appartenenza alla Chiesa in dimensione missionaria e vocazionale.
- Le famiglie sono presenti nell’oratorio in forza del legame parentale con i figli che vi partecipano, collaborando con l’oratorio stesso mediante un loro specifico contributo educativo, oltre che di corresponsabilità.
Dalle famiglie ci si attende una testimonianza di calore umano, il senso diffuso della paternità e della maternità, l’apertura verso i ragazzi più bisognosi, l’interessamento a un dialogo che raggiunga i ragazzi attraversando in verticale le generazioni, per unire, almeno in alcune esperienze, i piccoli con i grandi.
Sarà da favorire e da sostenere la presenza attiva di giovani coppie di sposi, come pure bisognerà insieme riflettere per trovare opportuni spazi attivi ai Nonni che accompagnano la crescita dei loro nipoti.
- La presenza di religiosi, religiose e laici consacrati è da tenere in grandissima considerazione.
Essi, mentre sono il segno del Regno che verrà, attualizzano, nelle loro scelte, un aspetto della dedizione di Cristo stesso verso i più piccoli e l’amore di predilezione verso i più poveri. Sono il segno visibile di una vita offerta per la comunione delle genti e, pertanto, essi si sentono impegnati a seminare gesti concreti di comunione e di povertà evangelica. La loro gioia deve essere nota a tutti.
- Non è più raro incontrare negli oratori, accanto ai gruppi e alle associazioni, anche alcuni movimenti. In essi le persone si aggregano, condividendo uno spirito comune e alcune scelte ideali e operative. L’adesione a essi, più vitale che formale, è spesso per i giovani la risposta esplicita alle esigenze di verità, di condivisione e di testimonianza.
I movimenti, nella progettazione dell’attività dell’oratorio, hanno un loro specifico spazio propositivo, che sapranno tanto più valorizzare quanto più cercheranno autenticamente la comunione anche nel condividere l’attuazione delle attività programmate.
- Numerose testimonianze possono essere presenti negli oratori, anche se il loro nascere e il loro operare spesso viene dall’esterno. Esse toccano la vita dell’oratorio, pur non identificandosi con esso.
Si tratta di varie associazioni culturali o caritative, di gruppi di volontariato, ricreativi, escursionistici, ecc. Rappresentano il richiamo all’operatività, innescano nell’oratorio un dinamismo vivo di apertura sul mondo, sui suoi bisogni e sulle sue bellezze.
Si registrano, qualche volta, delle divergenze e delle distanze tra la vita oratoriana e quella di tali gruppi e di tali associazioni. Ciò non deve stupire, né spaventare. Solo dove si lavora nascono contrasti, e solo dove si lavora bene c’è la disponibilità costante a superarli.
Purché la presenza e l’attività di queste aggregazioni non contrasti con il progetto educativo dell’o­ratorio, o addirittura non ne impedisca l’elaborazione e l’attuazione. E’ il minimo che si possa chiedere. Occorre che tali aggregazioni si orientino a collaborare con l’impegno formativo dell’oratorio.
- I responsabili dello sport, dirigenti, allenatori e accompagnatori, vivono molti momenti di contatto di­retto con i ragazzi e i giovani. Essi lasciano nel cuore di chi pratica lo sport un segno profondo del loro insegnamento.
La loro opera è di grande valore e di alta responsabilità in quanto incide sulla formazione del carattere e sull’acquisizione di virtù quali la concentrazione, la costanza, il rispetto, la condivisione, l’ac­cettazione, lo spirito di sacrificio, ecc.
Dovranno curare con ogni attenzione che la loro attività sia in sintonia non solo con i valori della famiglia e della comunità cristiana, ma anche con le esigenze, le date, gli orari della vita parrocchiale. Diventa oggi necessario difendere, presso le opportune sedi, il diritto-dovere di onorare il giorno del Signore, di condividere la vita di famiglia e di partecipare al radunarsi della comunità che celebra l’Eucaristia e ne prolunga i frutti in qualche forma aggregata.
- Forse la più umile e nascosta tra le vocazioni dell’oratorio è quella di chi ne cura la sede.
Ci sono persone, gruppi di mamme e di giovani, che, con costanza, riportano le strutture oratoriane alla pulizia e all’ordine. E un servizio vero e proprio all’accoglienza. Anche l’immagine dell’oratorio, infatti, va curata, perché diventi un modo di comunicare attenzione a chi viene. E, tuttavia, opportuno che la pulizia e l’ordine siano al servizio delle attività, e non viceversa.
Alla vita parrocchiale non giovano le strutture ordinate e chiuse, ma gli ambienti accoglienti e utilizzati. Ancora: alla vita parrocchiale non sono soverchiamente utili costruzioni e attrezzature affittate ad altri enti, da cui pur si può ricavare qualche contributo economico, ma gli ambienti destinati, anche a costo di gravi sacrifici, all’educazione delle nuove generazioni di cristiani.
Di più: l’oratorio, magari attraverso la organizzazione giuridica parrocchiale, non esiti a esercitare concretamente e normalmente il suo diritto a usufruire degli spazi educativi e delle strutture civili, così come fanno le altre associazioni anche “laiche”. A questo scopo, si provveda a che l’oratorio abbia, in qualche modo, titolo legale per far valere le proprie congrue richieste.

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