Le vocazioni dell'oratorio

a) Mentalità e atteggiamento

L’oratorio è l’espressione con cui la parrocchia realizza la sua missione educativa nei confronti dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani con l’attuazione del progetto formativo della Diocesi all’interno della programmazione pastorale della parrocchia stessa.
Esso è comunità di fede e di vita cristiana, sostegno e stimolo al cammino di crescita di ciascuno. L’oratorio assume il compito educativo della parrocchia anche se non esaurisce totalmente tale compito, così come non assorbe completamente lo stesso impegno di una Pastorale giovanile da attuare nei confronti delle generazioni che si affacciano alla vita. Si pensi alla necessità di presenza, di testimonian­za cristiana e di “incarnazione” della fede nell’ambiente della scuola, del lavoro, ecc.
L’oratorio non va considerato, pertanto, almeno primariamente, come luogo o struttura, quanto, piuttosto, come proposta, progetto, esperienza che esplicita un atteggiamento di fondo, il quale deve essere presente in tutta la realtà parrocchiale.
Non basta, in poche parole, avere delle sale, alcuni “calcetti”, il bar e un biliardino per pensare di aver fatto l’oratorio: questo è prima di tutto una presenza e una mentalità.
Le considerazioni, poi, che di volta in volta vengono sviluppandosi in questo Piano pastorale, vogliono anche tener conto della differenziazione fra parrocchie grandi e piccole. Nelle prime sarà più facile avere supporti di strutture e presenza di perso­ne; anche nelle altre non deve, però, mancare l’impegno e la volontà di fare oratorio.

 

b) Apertura a tutti. Libera condivisione

Fine dell’oratorio è, quindi, l’educare alla originalità cristiana fanciulli, ragazzi e giovani.
Attraverso l’oratorio, infatti, i partecipanti imparano progressivamente a far parte della Chiesa.
Il fine dell’azione educativa dell’oratorio è la maturità cristiana, che si attua nel riconoscere la propria vocazione disponendosi al servizio.
Diventa, dunque, l’oratorio, il luogo dell’accoglienza di tutti coloro che trovano in esso uno stimolo alla socializzazione, al confronto, all’esperienza di valori, e accettano la proposta cristiana, o sono almeno in sincero atteggiamento di ricerca nei confronti di essa. Ecco perché l’appartenenza all’oratorio è tendenzialmente ampia e diversificata.
Ciò non significa accettare tutti indistintamente.
Significa, invece, essere disponibili a offrire un’occasione di crescita umana e cristiana a coloro che si sentono di condividerla o, almeno, di verificarla.
In casi dolorosi di grave e nociva incoerenza, la scelta sarà meno quella di allontanare ragazzi e giovani, e assai più quella di impostare uno stile di vita che, se non viene partecipato, indurrà ragazzi e giovani ad allontanarsi autonomamente.
Nei riguardi del problema della devianza, il servizio specifico dell’oratorio sarà quello della prevenzione più che dell’intervento diretto, per il quale occorrono competenze e specializzazioni.
Spina dorsale dell’educazione in oratorio è il cammino secondo le cinque dimensioni di fondo, scelte dalla nostra Pastorale giovanile di questi anni:
- la catechesi,
- le esperienze liturgiche,
- la direzione spirituale,
- le iniziative di carità-comunione,
- l’educazione all’amore.

 

c)Far maturare le persone

L’oratorio trova il suo riferimento nella comunità cristiana adulta, da cui nasce e alla quale rinvia.
Ecco perché la prima finalità dell’oratorio consiste nel far crescere come persona il soggetto attraverso la “scoperta” della propria identità (= conoscere se stesso, sviluppando le proprie doti, accettando i propri limiti, coltivando i desideri migliori, ecc.), la quale è già inserita nello schema vocazionale secondo cui Dio chiama; così si integrano, in modo sempre più profondo, fede e vita.
L’oratorio aiuta, inoltre, il soggetto a scoprire il proprio spazio di servizio all’interno della comunità secondo i doni dello Spirito e la propria fisionomia cristiana, facendo sì che impari a donare con generosità tempo e capacità già nell’oratorio stesso e poi nella comunità parrocchiale.
Sembra, d’altra parte, importante non dimenticare l’educazione che la vita dell’oratorio offre anche nell’orientamento a scelte di servizio nella vocazione professionale e nelle esperienze della vita sociale.

 

d)Le fondamentali attività

Perché un oratorio sia vivo, deve saper impegnare su quelle che sono le fondamentali attività che io caratterizzano:
- la catechesi (di cui non occorre qui ricordare l’importanza fondamentale), che è promozione del cammino educativo alla fede e alla visione cristiana della vita attraverso un itinerario graduale e sistematico. Essa mira all’educazione integrale di quanti la accolgono; mira, perciò, anche a portarli a una coe­rente testimonianza di vita.
L’oratorio stesso è catechesi: con il suo essere “comunità educante” e con l’impegno a vivere la comunione, fa riferimento alla realtà della Chiesa. Esso è, per sua natura, infatti, sintesi permanente di fede e di vita, perché lo sforzo educativo che opera, tende a superare ogni lacerazione tra il credere e il mettere in pratica, puntando, invece, a una loro vitale e armoniosa unità.
- L’elaborazione culturale. L’oratorio può diventare centro propulsore di attività culturali.
Il fanciullo, il ragazzo, il giovane che frequenta­no l’oratorio, ispirandosi ai princìpi evangelici e costruendosi una mentalità e una visione della vita in consonanza con la propria fede, maturano in se stessi una capacità critica per una valutazione del mondo e della storia, degli avvenimenti e dei fenomeni sociali, delle leggi e dei costumi, delle istituzioni e delle correnti di pensiero. Potranno imparare a cogliere e ad avvalorare ciò che nella cultura contemporanea è positivo, e rifiutare ciò che in essa è incompatibi­le con il messaggio del Vangelo.
Per introdurre i ragazzi e i giovani, in questa mentalità di impegno culturale, possono servire le più svariate iniziative: la compilazione di un giornale oratoriano, la drammatizzazione teatrale, l’esame e l’uso critico dei mezzi della comunicazione sociale (cineforum e programmi televisivi), l’istituzione e la cura di una biblioteca adatta all’età giovanile, l’allestimento di mostre d’arte, di fotografia, di storia locale; la programmazione di incontri di aggiornamento, di dibattiti sui problemi di attualità, le ricerche di storia locale, di usi e costumi che tendano a mettere in evidenza le radici sociali e religiose della comunità, ecc.
L’oratorio si deve rapportare in maniera “intelligente” con le “agenzie educative” (famiglia, scuola, ecc.) presenti sul territorio e con le realtà culturali del quartiere e del Comune, senza porsi in concorrenza, per principio, con queste strutture, ma esercitando un proprio diritto fondamentale per offrire spazi e iniziative in vista della crescita e dell’educazione cristiana globale dei giovani.
L’Oratorio deve sapere anche, qualora ne avesse bisogno, servirsi delle strutture civili presenti sul territorio, senza falsi pudori, indicando le mete e gli scopi educativi che lo animano al servizio di tutti coloro che ne accettano lo stile di pensiero e di vita.
Ciò corrisponde a un diritto della Chiesa, delle famiglie, dei giovani e dei ragazzi a usufruire dei mezzi - anche economici - che la società civile mette a disposizione di tutti i cittadini per una libera espres­sione che rispetti le diverse originalità culturali.
Sarà scelta improvvida, invece, quella di chi accetterà, dalle Amministrazioni pubbliche e da altri enti, sostegni - e finanziamenti - anche a costo di snaturare l’identità e la finalità dell’oratorio, trasformandolo in una indeterminata e, alla fine, inconcludente “Casa della gioventù”, senza connotazione cristiana.
- La carità. “Prima carità” in oratorio è il lavorare gli uni accanto agli altri per uno scopo comune. Per questo occorre sottolineare un “volontariato” da compiersi innanzitutto nell’oratorio stesso: quel “volontariato educativo” che è l’attenzione operosa ai più piccoli.
Attraverso di esso, l’adolescente e il giovane sviluppano il loro senso di responsabilità, prendono coscienza dei loro doni, sperimentano la “gratuità” come valore che li apre anche a forme di “volontariato” all’interno del quartiere o del territorio, dove imparano a mettere a disposizione le loro capacità e a fare scelte di servizio anche duraturo (cfr., per i giovani, l’obiezione di coscienza al servizio milita­re per il “servizio civile” - impegnandosi anche per­ché la legislazione statuale manifesti maggiore acu­tezza, realismo e coraggio in questo campo -, l’anno di “volontariato sociale”, il “servizio civile internazionale”, il “volontariato educativo e sociale”, ecc.), che possono preparare anche a scelte definiti­ve di vita al servizio della comunità cristiana e dei più poveri.
- Le attività ricreative. Il tempo libero diventa sempre più momento essenziale per una vita equilibrata, e l’oratorio deve saper proporre momenti di gioco come esperienza di forte socializzazione e di educazione.
Vengano perciò privilegiati - dove è possibile - i “giochi comunitari”, che accrescono la capacità di relazione dei ragazzi. Questo non è tempo sprecato, ma importante spazio educativo dove i giovani e i ragazzi possono esprimere al meglio la loro personalità e creare comunione, imparando un giusto equilibrio fra svago e impegno, competitività e partecipazione. Anche educatori e catechisti, semmai, sono chiamati a condividere, in qualche modo, nel gioco, la cura e la premura verso i ragazzi stessi.
Sarà utile soppesare, poi, il valore e i rischi dei “videogiochi”, presenti in alcune sale di oratorio. A nessuno sfugge il senso di individualismo che essi includono e il messaggio che accentua spesso violenza e distruzione, e ingenera l’idea che vivere consista nel non essere distrutti e nel distruggere gli altri; nonché lo spreco di soldi, nei riguardi dei quali occorre educare alla sobrietà.
- Le attività sportive. Una parola occorre spendere anche per le attività sportive, che sono frequenti nei nostri oratori.
Esse rappresentano la naturale espressione del movimento, dell’evoluzione psico-fisica dei ragazzi e dei giovani, della voglia di comunicazione di sé agli altri.
Per la sua capacità formativa, lo sport è un diritto della persona, al quale corrisponde il dovere della società di far sì che il suo esercizio diventi effettivo.
L’oratorio promuove lo sport come momento importante del processo di crescita della persona. Non cura gruppi selezionati per bravura e per risultati tecnici; si preoccupa, invece, di offrire spazio a tutti. Chiede l’adesione e l’impegno delle persone; chiede che lo sport si attui in piena armonia con tutto il quadro della proposta educativa.
 

Indietro