Il Santuario della Beata Vergine Annunciata in località Sassella
- Fotografie dalla guida telefonica 2001/2002 di Telecom Italia per Sondrio e provincia
- Preghiera alla Madonna della Sassella

 

La facciata

STORIA
Il santuario sorge su un dosso roccioso presso Sondrio, vicino alla strada statale e lungo quella che una volta era la strada provinciale. Secondo la tradizione, fu fondato in età medievale (nel 932) per rispondere a una precisa richiesta della Madonna, che sarebbe apparsa in sogno all’arciprete facendogli notare che in valle non era ancora stato dedicato un tempio in suo onore e indicando il luogo dove questo avrebbe dovuto essere costruito.
L’edificio attuale è però databile intorno al XV secolo e non esistono documenti che attestino la sua precedente fondazione.
La chiesa fu ampliata tra il 1682 e il 1685 con la costruzione del portico, della sagrestia e del campanile; subì un’ulteriore modifica nel 215, quando fu edificata l’unica cappella laterale, dedicata alla madonna del Carmine.
Nel 1511 fu affidato ad Andrea De Passeris di Torno il compito di affrescare le pareti dell’abside, come risulta da un documento dell’archivio parrocchiale di Sondrio: "Il maestro Andrea de Paseri…stipula e accetta di dipingere tutta l’abside e l’arco di detta abside della Chiesa suddetta di Santa Maria della Sassella con codeste figure e parti superiori dei corpi." (Sondrio, 1511, aprile 24) Nel 1520 forse D. Cannazzore preparò la piccola vetrata della finestrella dell’abside. Il marmoreo altar maggiore fu costruito nel 1716 dal ticinese Adamo e la pala d’altare datata 1534 una volta esistente (ora trasferita nella parrocchiale della Beata Vergine del Rosario) si deve a Vincenzo De Barberis; mentre nel 1683 – 84 fu eseguita da parte di M. Cogoli l’imponente ancona laterale che fu l’altar maggiore del santuario prima di essere trasferita.

Visione della navata. I pavimenti e la collocazione degli arredi sono cambiati dopo gli ultimi restauri.

La chiesa venne consacrata nel 1521 da Francesco Ladino, vescovo di Laodicea, su licenza del vescovo di Como.


DESCRIZIONE

La pianta è ad aula, con portico avanzante, abside semicircolare, piccola sagrestia e un anomalo campanile a sezione pentagonale.
La facciata a capanna è caratterizzata da un portalino marmoreo quattrocentesco ornato con un motivo a torciglione e, nella lunetta, con un bassorilievo raffigurante la natività. Quest’ultimo è composto da tre parti totalmente incoerenti fra loro e di cui si ipotizza una inserzione successiva.
Nel sottotetto del portico vi era poi una monofora circolare, oggi nascosta, caratterizzata da una decorazione a bande colorate.
Esternamente l’edificio è molto sobrio e le decorazioni a graffito si limitano a sottolineare i contorni delle monofore e del sottogronda. L’unica eccezione è un affresco di San Cristoforo, patrono dei viandanti, che, per essere visto dalla valle, è rivolto a sud ed è di grandi dimensioni. L’interno è coperto da volte a crociera ed è dunque suddiviso in campate; gli archi, come il grande occhio del portico, erano originariamente ornati da bande colorate rimaste nascoste dalle decorazioni rinascimentali.

Volta della seconda campata.
Al centro è raffigurata una Madonna col bambino.

La navata è illuminata da alcune finestrelle adiacenti il portale e, soprattutto, da due monofore del lato destro, rivolto a sud. Al posto della probabile terza monofora vi è oggi l’unica, piccola cappella, accanto alla quale è stata recentemente rinvenuta, in concomitanza con una struttura semicircolare sotto il pavimento, un’antica apertura. All’interno, riccamente affrescato, spiccano una Madonna in trono, su una parasta di sinistra, e un’interessante Madonna Addolorata, all’interno della seconda lunetta sempre di sinistra. Quest’ultima è trafitta da sette spade che, in concomitanza con altrettante figure circolari, rappresentano i Dolori della Vergine. Gli affreschi di maggior interesse sono tuttavia quelli absidali del comasco Andrea De Passeris. Essi consistono in alcune scene della vita della Madonna, nella rappresentazione degli Evangelisti, di Sibille, di profeti e di un Cristo Pantocratore al centro del ciclo. Sempre dello stesso autore sono le decorazioni dei sottarchi, con Santi e Profeti. Di un certo valore artistico è poi anche la vetrata absidale rinascimentale rappresentante l’Adorazione di Gesù Bambino. Infine, le decorazioni della cappella e la scena con Ester e Assuero nella lunetta della controfacciata si devono a Giovan Pietro Romegialli.

Portale della chiesa circondato da colonne tortili. Nella lunetta, posta sopra l'architrave raffigurante i simboli eucaristici JHS (Jesus hominum salvator), è raffigurata la natività.

Oltre agli affreschi sono degni di nota la grande ancona ora ospitata nella cappella e l’altare maggiore. Quest’ultimo, in marmo, è addossato, per ragioni di stabilità, alla parete di fondo. L’ancona laterale è invece in legno dorato e venne intagliata da Michele Cogoli.


CURIOSITÁ

Graffiti
Nel corso degli ultimi restauri sono affiorati, sulle pareti del portico, interessanti iscrizioni del ‘700 riportanti nomi di pellegrini partiti da Sondrio per recarsi a Roma in occasione degli anni giubilari. (1700 – 1725)
Il Sacro Monte
Il santuario fu sempre molto caro ai sondriesi che, all’inizio del ‘700, pensarono di dar vita a un Sacro Monte sul modello dei tanti sorti in Lombardia durante il secolo precedente. L’idea prevedeva di costruire, lungo il percorso verso il santuario, quindici cappelle dedicate ai Misteri del rosario. Solo sei cappelle furono costruite, di cui due arredate con grandi statue lignee intagliate da Giovan Battista Zotti: il progetto fu abbandonato a causa delle spese dovute all’ampliamento della collegiata di Sondrio e a una terribile alluvione del Mallero.
Storia e fede
Luigi Casati, che fu rettore del Santuario dal 1791 al 1807, riporta questa leggenda: "L'origine di questa chiesa si riconosce dall'anno 932 di nostra salute, in cui Maria Vergine apparve all'Arciprete lagnandosi perchè la Valtellina già dichiarata sua diletta Provincia, non le avesse peranche alzato alcun tempio in suo onore, bramandone uno nel luogo detto la Sassella.
In vista di tale Apparizione il buon Arciprete elesse due fabricieri ed apparecchiato il materiale, già disponevasi di piantare le fondamenta nel piano vicino al fiume Adda, per dove passava la strada di Valle, quand'ecco che in una notte portentosamente trovossi trasportato il materiale sopra il colle vicino, ed apparendo di bel novo Maria Vergine all'Arciprete, ed alli fabricieri avvisolli che il uogo da lei destinato per il suo tempio era quello, ove la mattina seguente avrebbero ritrovato il materiale.

Madonna in trono col bambino. Questo affresco su una parasta della parete laterale sinistra è emerso dopo gli ultimi restuari.

Divulgossi questo prodiggio nella Valtellina, ma eziandio nelle vicine provincie, dalle quali a folla venivano per divozione con tali abbondanti elemosine, che in soli tre anni fu compitamente ridotta la chiesa a perfezione nel luogo ove di presente si vede".
Inoltre Luigi Casati riporta nei suoi scritti quello che è riconosciuto come uno dei più bei miracoli della Madonna della Sassella, miracolo ottenuto, scrive il sacerdote, da Dio per l'invocazione fatta alla B.V. della Sassella il 18 giugno 1736 da due boni Religiosi Capuccini, che con altre nove persone traghettando l'Adda oltre modo gonfia sul Porto d'Albosaggia, di questo spezzatosi la grossa catena, et infrantesi le navi, tutti trovaronsi giù naufragati (...) e chi nel piano di Castione, chi in quello di Cajolo, e chi finalmente al ponte di S. Pietro tutti undici furono portentosamente salvati."

 

La regina Ester a colloquio col marito Assuero. Quest'affresco della controfaccita è opera di Giovan Pietro Romegialli chiamato a restaurare i precedenti affreschi del De Passeris

Affresco di Cristo Pantocratore
sopra il catino absidale.

Ritratto maschile nell'arco
della prima campata.

 

 

Vetrata del presbierio raffigurante l'adorazione di Gesù Bambino.

Affreschi di De Passeris all'interno dell'abside raffiguranti la Natività (in alto) e lo Sposalizio della Vergine (in basso).

Ex voto (ora in restauro) raffigurante il miracolo del 18 giugno 1736.

…’ndem a la Sasèla! (Pietro Pizzini, En tuchèl de Sundri in sundras’ch)
Pizzini descrive la strada che porta alla Sassella nella poesia “…’ndem a la Sasèla!”.
“Questa stradicciola, quasi pensile, non è altro che l’antica Strada Valeriana…; fino ad alcuni decenni fa, era percorsa non solo da chi andava al Santuario per devozione o per la passeggiata lungo la “strada degli apostoli”, ma anche dai contadini diretti al mercato. Abbastanza frequentata, quindi, come via di comunicazione ”



Se ’l-ve pias ’ndà a spass,
in Arquin u a Triass,
fii la strada in pirlinghèla
cha la porta a la Sasèla.

In mèzz ai vigni, i l’à taiada,
pö ’ndi crapp i-à ligada;
el te par pugiö infilat
che spia-giù de sutt ai prat.

A pasach de primavera,
te-se-fê ’na bèla cera;
a turnà de san Martin,
la udura amò de vin.

I ghe ’ndava anca i nos vecc,
da Cantun u Scarpatecc
e i pasava in prucesiun,
i ’ndi temp di rugaziun.

Quanti agn la g’à ’sta strada?
Tanti cume la contrada;
e perché se ghe tê ’nscì tant?
L’è pö quela di «Apostui Sant»…

I la üsava i caiulatt
A ’ndà al mercâ a vent puiatt
E i castiun cunt i pustales
I pasava a des-a-des.

Ma perché l’è pö insc’ bèla?
Per fach unur a la Sasèla,
a la gesa che i nos gent
i ghe ’ndava a cör cuntent.

Cunt i furest che se incantava
E quai d’ün anca el pregava
La Madona de Sasèla,
cume ’l föss la su’ surèla.

Quanti giuèn, dal piazzàl,
i s’è facc en gran regal
de trà insema, chì in salida,
’na famiglia bèla e ünida.

’sta gesèta la salüda
chii che po-sa e chii che süda;
i furest e i valtelin,
quii luntan e qui visin!

Testi di: Carlo Fiorina, Alberto Gianoli, Daniele Sosio e Antonina Vicari.
Tratto da: "Storia ed arte in Valtellina"